Thursday, February 13, 2003

La (falsa) testimonianza
Baracoa – non so quale ufficio dell’amministrazione comunale

Ci incontriamo nei pressi, di primo pomeriggio, io la padrona di casa e l’avvocato.
Che si raccomanda: “Nella dichiarazione spontanea, niente incertezze e niente contraddizioni con quanto hai già dichiarato all’ufficiale di polizia. Devi dire che la fai solo per amore di giustizia” Bene.

I funzionari comunali mi fanno entrare nell’ufficio, sedere, sempre con l’avvocato e la padrona presenti e mi chiedono di nuovo la versione dei fatti. Passo l’esame a pieni voti: nessuna incertezza, nessuna contraddizione, uno spagnolo abbastanza chiaro e comprensibile. L’avvocato è soddisfatto.

Solve et repete: i suoi clienti momentaneamente dovranno ugualmente pagare la multa, ma hanno buone possibilità di vincere il ricorso e di vedere restituiti i soldi. Bene.


Saluti e baci
(bye bye Baracoa)

Ora che ho fatto il mio dovere vado a cercare Jacqueline. Vado al suo alloggio ma mi diranno che se n’è già andata. Per le strade non la trovo. Vado in spiaggia e non c’è. Bene, mi dico. Forse ha fatto la cosa più saggia e se n’è andata da Baracoa.
Invece alla sera vado al solito Paraiso, e la incontro là.
_”E’ tutt’oggi che ti cerco”
_”Non è vero”
_”E’ vero. Sono stato al tuo alloggio ma non c’eri più, per strada non ti ho vista, in spiaggia non sei andata…”
_”Pensavo che non mi cercassi più”
_”Ma perché cazzo stai ancora qui? Vuoi finire dentro di nuovo?”
Fa spallucce.
Forse nella sua situazione essere dentro o fuori non ha poi tanta importanza.
Mi presenta alle sue conoscenti, altre jinetere che conosco di vista. Mi presenta con queste parole

“E’ buonissimo. E poi è bello, no?”
“..y singa rico!” – scopa bene.
Brava. Grazie della sviolinata, fa sempre piacere.
A un certo punto arriva con una sua amica. “Ci offri una cola?” E’ la prima volta che mi chiede qualcosa. “Sì, certo”. Una lattina di Tropicola costa 1$. Io ho solo un pezzo da dieci e le do quello. Stavolta è una prova di fiducia.
_ “Tranquillo, non ci sono problemi con me. Vado e torno”

Invece le perdo di vista. Passa un ora, forse più. Mi dico che era naturale che finisse così, non poteva andare diversamente.
E invece a sorpresa ricompaiono. Con gli otto dollari di resto. Ora: io le lattine non le ho viste. Forse le hanno bevute. O forse in quell’ora che è passata hanno girato la città alla ricerca di qualcuno che gli cambiasse la banconota e poi si sono spartite i due dollari, uno a testa. Ma se anche fosse, posso pensare male di loro?

Dopo un altro poco, vedo Jacqueline che parla con un turista tedesco. Poi viene da me e mi fa (ri-giuro!)
_ “Amor, posso andare col tedesco stasera? Mi dà 50 dollari più una maglietta per qualche ora con lui. Ma dopo ti giuro che vengo da te e facciamo l’amore. E poi ti regalo anche la maglietta”

Eccezionale direi. In neanche un mese sono quasi diventato un fulano * . L’uomo della cubana, il mantenuto.

Ripensandoci mi viene da ridere. Quella sera invece credo che mi sia venuto da sorridere.
_ “Guarda, domani sera fai quello che vuoi. Questa sera è la mia ultima serata a Baracoa e, insomma...scegli.”

Lascerà perdere il tedesco e verrà con me. Salvo poi che a casa dormirà e basta.
Il giorno dopo, verso l’alba, è quasi il momento dell’addio.

_”Mi regali 10 dollari?”
Sospiro. Torno a sospirare.
_ “Me li chiedi per fare l’amore?
_” Io non ho voglia di fare l’amore. Ti ho chiesto un regalo e basta”. Bene, apprezzo la sincerità.
_ ”Facciamo così: prenditi i soldi che sono nel portafoglio”. Sono 7 dollari e rotti. E’ contenta.

Io invece sono perplesso.
Allora esprimo le mie perplessità a voce alta, con un discorso sulla stranezza del mescolare denaro e sentimenti e su quanto in questo viaggio mi sia reso conto di come le differenze economiche creano barriere ai rapporti umani e così via...
Gli attacco una pizza, insomma. Jacqueline ascolta.
In Italia con 7 dollari e rotti, la pizza non gliela offrivo nemmeno.

Mi lascia il suo indirizzo di Santiago.
_” Se capiti nel barrio chiedi di me, mi conoscono tutti. Se ti fai trovare al parque mezz’ora prima di partire, ci salutiamo lì. Forse”
Ci andrò, ma lei non verrà.
Il mio pullman parte. Nel primo pomeriggio.
(continua)

*: fulano in realtà è l’amante occasionale, quindi non è il termine giusto. L’ho usato perché non ricordo più quello che designa specificamente il mantenuto -nda

Sunday, February 09, 2003

Il ritorno di Jacqueline
La mattina dopo i miei affittuari mi dicono che l’avvocato li ha consigliati di fare ricorso contro la multa. Però per vincerlo ci vuole una mia dichiarazione spontanea che affermi, concordemente a quanto già dichiarato all’ufficiale di polizia, che quella sera in camera mia non ha dormito nessuna ragazza. Così concordiamo che farò questa dichiarazione e dirò che avevo fatto entrare in casa la ragazza che era con me in quel momento, solo per proteggerla dagli altri due, che ci seguivano e ce l’avevano con lei. E che i padroni di casa, una volta svegliatisi a causa del baccano provocato dai due malintenzionati di fuori e verificato che la ragazza non aveva documenti, l'avevano immediatamente estromessa. Bene. Mi sembra una versione accettabile. Sia per me che per Jacqueline che per i padroni di casa.

Al pomeriggio esco di casa per andare al mare. E lungo la strada una mano mi si posa sulla spalla. E’ Jacqueline. L’hanno appena rilasciata con l’obbligo di andarsene dalla città.

_” Io sono più intelligente di Marìsol: ho dichiarato che io sono una prostituta e che lei era la mia sfruttatrice. Siccome sfruttatrice è più grave di prostituta, a me mi hanno rilasciato e lei è ancora dentro.”
E ride. Ma è una risata che fa una grande tenerezza. Si vanta di essere furba e invece è una poveraccia. Una che non ha niente e non si può difendere da niente. Vittima, come lo sono tutti i poveracci. Come lo sono anche, alla fine, i due balordi, Marìsol e il suo compare

E’ vestita ancora come quando l’hanno portata via. E’ contenta di vedermi. Anch’io lo sono, e andiamo in spiaggia insieme. Durante il tragitto però mi fa una domanda: “Ma tu ieri cosa hai fatto?” Le rispondo molto sinceramente: sono andato al mare e alla sera al Paraiso .

_”Quindi mentre io ero in galera tu eri in spiaggia che prendevi il sole. Poi alla sera sei andato a divertirti al Paraiso e ti sei pure portato a casa una ragazza”
_”No, veramente, lo stavo facendo ma alla fine ho rinunciato”
_”Perché non sei venuto al commissariato a cercarmi?”

Bingo. E adesso cosa le dico? Posso dirle che sotto sotto mi era rimasto il dubbio che lei fosse d’accordo coi due bastardi per rubarmi tutto? Posso dirle: guarda, io pensavo di no, ma tutti mi dicevano il contrario.. ?
Posso dirle: ma sei soltanto una jinetera, cosa ti aspetti una storia d’amore?
Cerco invece di difendermi: “Ma, non sapevo dov’eri...e poi cosa potevo fare?”
_”Ma scusa perché hai dato i tuoi sandali a Marìsol? Cos’è la storia dei 5 dollari che lei voleva da te?”
E mi spiega che, non essendo lei del posto, è facilmente ricattabile. Marìsol vedendola al Paraiso, le ha detto che se andava con uno straniero, dei 10 dollari che si doveva far regalare, 5 erano per lei. Se no la denunciava alla polizia come prostituta. Poi forse non si era fidata, chissà, e così era venuta a bussare pretendendo subito la sua parte.

E tutta qui sta la maledizione di Cuba. Un inestricabile groviglio di soldi, sopravvivenza sesso e sentimenti, nel quale è impossibile capire fino in fondo dove cominciano gli uni e finiscono gli altri.

Di solito in letteratura, parlando delle Jinetere si fa riferimento al loro cinismo e alle loro carinerie interessate. Che è certamente molto vero. Ma provate a mettervi dall’altra parte: pensate che una Jinetera non sogni di trovare l’amore tra i suoi frequentatori? Pensate che non sognino la loro versione del principe azzurro, l’uomo che si innamorerà di loro e le libererà da quella vita? Rimpiango la chiarezza che ho sempre avuto in Europa. Cioè, per come si erano svolti i fatti

Jacqueline mi parla della sua situazione, del fatto che in realtà fa ancora l’ultimo anno delle superiori, ma si vorrebbe iscrivere a medicina. Vive a Santiago, ma lì a Baracoa racconta a tutti di essere di Moa. Perché giustamente non si fida di nessuno.

_ “Lo dico sempre a mia madre: Mamma, io mi sposerò con un cuoco, perché la fame non la voglio patire” – e mi strappa un sorriso stiracchiato. Di quelli che inumidiscono un po’ gli occhi.

Una delle piccole soddisfazioni che ho con Jacqueline: riesco a farle cantare alcuni pezzi di cantare Manu Chao. A Cuba non lo conosce nessuno. Alla fine mi intonerà
Lagrimas de Oro

Andiamo in una spiaggetta dietro al promontorio, un posto molto bello e molto nascosto.
A un certo punto mi fa: “_Hai mai fatto l’amore in spiaggia?”
_”No”
Ma quando faccio per approcciarmi si tira indietro. “Voi italiani non sapete far niente: non sapete ballare, non sapete far l’amore”
Sorrido. _“Perché fai così?” Non dice nulla.
Me lo dirà qualche ora dopo, mentre è ormai buio e torniamo verso casa:“Io ieri ero in prigione e tu eri qui a divertirti”

La nostra situazione è questa: lei deve andarsene da Baracoa, se la ribeccano lì torna dentro. Io le dico che forse è meglio per lei farlo davvero. Mi risponde che finchè sto lì io ci sta anche lei, se la ospito. Voi cosa avreste fatto? Io non so cosa si aspetta, se sia sincera o meno, ma nel dubbio posso dirle di no?

Le faccio notare che se la ribecca la mia padrona di casa, prima di consegnarla alla polizia le ficca anche le dita negli occhi. Decidiamo così che saremmo andati a cercarle una stanza per la notte. Di quelle per cubani.

Aspettiamo il buio per tornare a Baracoa
Nel rientro ci spartiamo una porzione di pesce fritto che ci offre il mio amico pescatore. Poi, siccome lei ha ancora fame, le lascio un dollaro per comprare qualcosa mentre io vado a farmi la doccia. Ci diamo appuntamento in un parchetto deserto in periferia.

Quando arrivo la trovo che mangia una pagnotta di pane, è riuscita a trovare solo quella. Mi dà il resto del dollaro e un pezzo di pane che mi ha tenuto da parte. Quasi quasi mi commuovo. Baci sotto la luna per una storia dal romanticismo veramente ambiguo.

Riusciamo a trovarle una stanza dopo una ricerca affannosa. Una notte costa 2$.
_ “Per voi sono sciocchezze, per noi sono molti soldi”
Andiamo a casa mia, tanto ormai i padroni sono a letto. Dopo tre giorni senza la possibilità di lavarsi, Jacqueline si può fare una doccia. Fa tenerezza il suo stupore nel vedere il grosso barattolo di shampoo che sta nel mio bagno. E’ la prima volta che può usarlo. I cubani si lavano i capelli col sapone. Che naturalmente è razionato. Quella notte Jacqueline dorme da me, ma verso l’alba la devo svegliare. Non ne vuole sapere, fa una faccia brutissima, s’incazza. Sembra che non si ricordi più il motivo che ci ha fatto prendere una stanza per lei.

Se ne va con un andatura un po’ sghemba, ancora mezza addormentata, scagliando per terra non mi ricordo più quale oggetto di cartoncino.
Per tutto quel giorno non la vedrò.
(continua)